Seconda parte del report Gencon 2023. Dopo una prima parte incentrata sul “sono pazzi questi americani” e sulle differenze fra Gencon e Lucca/Play, veniamo al succo e diamo un occhio a cosa offriva la convention.
I dadi
Tutti i miei amici lo sanno: sono un dice junkie. Adoro i dadi, e ne ho di tutte le fogge e le misure. Posso fare giocare a Cani nella Vigna una decina di persone solo con i miei dadi.
C’erano davvero TANTI stand che ne vendevano. A Lucca di solito vengono Q workshop e Chessex. Qui c’era Q workshop, Chessex aveva due punti vendita e c’erano come minimo altri 5 stand che vendevano solo dadi. Se contiamo anche quelli che vendevano assieme ai dadi armamentari vari per dadi (tipo sacchetti, torri, astucci, ecc.) direi che arriviamo a oltre 10 stand.
Ho trovato il d7, il d15, il d17, il d21, il d22, il d26 e diversi altri che non sapevo esistessero… stand saccheggiato! Un bellissimo set di dadi trasparenti con occhi confezionati come un beholder (che ho lasciato lì in lacrime perché non sarebbe stato in valigia – e questo è un ritornello che sentirete più volte).
C’erano dadi con materiali reattivi alla luce UV (come Lovecraftesque e Cthulhu Dark). Un d20 gigante da $800! E non era il dado più costoso che ho visto: c’erano set in pietre dure con costi davvero imbarazzanti (significativamente più di $1000 e un cartello “vietato fare foto”). Se avessi voluto dilapidare il bilancio di un piccolo comune, lo avrai potuto fare comprando dadi e senza fare doppioni!
Bellissimi bicchieri con d20 incastonato (che ho lasciato lì in lacrime perché non sarebbero stati in valigia). Set di dadi aromatizzati alla cannabis (che ho valutato fosse melgio non mettere in valigia, anche se ci sarebbero stati). Stranamente assenti tutte le varianti “tecnologiche” dei dadi che invece la hanno fatta da padrona a Norimberga.
Anche tutti gli accessori per dadi erano fuori scala. A parte torri, sacchetti, astucci e paraphernalia varia (anche questi spesso davvero gradi, elaborati e/o lussuosi – e costosissimi) mi hanno impressionato gli espositori (sì, il demone col martello sulla sinistra serve a esporre il dado che vedete vicino al piede destro). E parecchie cose dei ragazzi della Enhance le ho lasciate lì con cuore che sanguinava. Non è facile (visto che ho scordato di fare un filmato) spiegare quanto è bella la lampada sulla destra.
Ma… il Gioco di Ruolo?
Per quello che concerne i Giochi di Ruolo, ho avuto un’esperienza davvero strana.
Molte realtà “indie” non erano presenti con uno stand. Mancavano – tanto per fare i primi nomi che mi saltano in testa – Evil Hat, Half Meme, Bully Pulpit e tanti altri. Ma molti autori/editori erano presenti senza uno stand. Le persone con cui ho avuto appuntamenti e la lista degli espositori si intersecano in maniera molto, molto marginale.
Giochi che potessi effettivamente chiamare novità erano pochissimi. Da un lato è evidente che non ci sia il frenzy delle uscite in occasione delle fiere come succede in Italia. Probabilmente il mercato in lingua inglese è abbastanza grande e il numero di eventi talmente alto da rendere anche la Gencon “non obbligatoria”.
Dall’altro – soprattutto nel settore indie – molte delle uscite sono precedute da un crowdfunding di qualche tipo. Per cui a Gencon eventualmente è disponibile la copia fisica “in anteprima”, ma il PDF è già stato mandato ai backer da tempo. Siccome per ragioni professionali compro (purtroppo in pdf, farsi spedire roba dall’America è diventato un suicidio economico) davvero tante delle cose “indie” che escono, avevo visto / letto / sfogliato moltissimi fra i giochi esposti sui vari banchi.
È stato comunque interessante vedere l’edizione fisica: direi che anche fra gli “indie”, tutti hanno (mediamente) alzato l’asticella sia nel layout che nella produzione del manuale. Non avevo notato che fosse finalmente uscito Drifter, ma adesso che lo so, è nella lista dei giochi da provare.
“Novità” per me sono state invece tante uscite delle “major” (tipo la Chaosium) che di solito passano sotto il mio radar. Oppure uscite “indie” (come per esempio Lamentation of the Flame Princess, che ho anche avuto occasione di provare – ed è davvero carino) che però non sarebbero adatte al catalogo di Narrattiva.
Tantissimo il materiale OSR, con un livello qualitativo terribilmente oscillante. Moduli che (al di là della realizzazione editoriale) si capiva fossero letteralmente cacca o spudorati cash grab anche solo leggendo la quarta di copertina e progetti (come quello che vedete in foto) che trasudavano amore da ogni poro.
Le demo
Proprio perché “an finale” non c’erano “novità” vere e proprie, era difficile trovare demo. La selezione dei titoli sembrava fatta tirando un dado, e gli eventi si riempivano con una rapidità impressionante. Cioè: se volevi una demo di Avatar no problem (c’era un intero stanzone fatto apposta – ed è un gioco con un paio di anni sulle spalle), ma se volevi una demo di un gioco indie X, aspetta e spera.
È vero che c’era una stanza dedicata a un “chiedi e gioca”, ma anche qui il numero dei titoli e la mancanza di novità effettive (che consentono a chi organizza di farsi un’idea di quali potrebbero essere i titoli più richiesti) rendeva la disponibilità dei titoli in demo praticamente casule. Dovevi avere la fortuna di trovare il Tizio X che sapeva il gioco Y libero nel turno Z quando avevi tempo anche te.
And the winner is…
A Gencon ci sono andato soprattutto per parlare con le persone. E il cielo sa quanto ho parlato (e camminato). Ma ora che devo scrivere un “report” mi trovo col problema che di diverse cose non posso parlare – vuoi per scaramanzia, vuoi per accordi presi mentre si trattano dei diritti.
Però posso dirvi quella che secondo me è stata l’uscita più interessante:
Quello che vedete è Jared Sorensen. Autore ancora inedito in Italia (ma stiamo lavorando per rimediare a questa mancanza), che ha in curriculum titoli come Lacuna e Inspectres. Secondo me lui ha vinto la Gencon. A destra vedete PLAY, il gioco che portava a Gencon (anche questo in quasi-anteprima: se siete curiosi un’edizione PnP molto spartana è disponibile su itch).
Avete visto bene: dentro a una vera busta per le prove (che ho scoperto si comprano su Amazon) c’è un guscio di videocassetta e un VERO telecomando di un VERO videoregistratore. Si tratta di un gioco sul found footage. Giocherete una cabala segreta: quali membri della Silver Key Society dovrete esaminare filmati inquietanti recuperati nelle situazioni più disparate.
Comprato, provato quando sono tornato in Italia: è un botto strano, ma anche moto divertente. Probabilmente, siccome non è lunghissimo ed è molto facile da spiegare, lo porterò a tutte le Con dove vado.
And the winner is… (parte 2)
La persona che vedete in questa foto probabilmente non la riconoscete. Ma è la responsabile da circa 30 anni della pubblicazione di materiale di gioco di ruolo. Nonché è una delle persone a cui volevo davvero stringere la mano a questa Gencon. Qualcuno lo riconosce?
Artis Alley mon amour
Accipicchia… un livello qualitativo mai visto. Ma anche un livello (medio, ci sono parecchie luminose eccezioni) di professionalità davvero discutibile.
Quando ti presentavi senza biglietto da visita, venivi liquidato senza complimenti o trattato come un nerd sfigato che in capo a due secondi avrebbe chiesto un “disegnino” del personaggio X tette al vento. Il disprezzo era tangibile: quasi tutti hanno smesso di sorridermi.
Quando ti presentavi come editore, improvvisamente diventavi un portafoglio da svuotare. E il sott’inteso era che avevi un portafoglio di dimensione Hasbro da svuotare: quelli di dimensione Narrattiva non erano contemplati. Un preventivo, dopo che ho esibito il biglietto da visita, mi è stato “corretto” al volo di un ordine di grandezza (che per i non matematici significa “è stato moltiplicato per 10”).
L’atteggiamento generale era estremamente fastidioso. Un* nello specifico mi ha davvero indisposto (c’è l’asterico perché voglio esporre al pubblico ludibrio solo il peccato e lasciare nell’anonimato il peccatore/trice).
Era davvero brav* e davvero adatt* a un progetto in fase di finalizzazione. Quando ho chiesto un preventivo per una copertina, ha esibito un tariffario delirante. Qualcosa sulla falsa riga di: X per la prima edizione, X per la seconda, X se lo riusi nel libro ma in un’altra posizione, X se vuoi anche il merchandising e un contratto distinto per soggetto, X se vuoi i diritti per usarlo nella promozione (questa, in particolare, era una condizione improponibile), ma poi dipende da dove: per internet sopra Xmila visualizzazioni c’è da pagare un ulteriore X… Dopo 10 minuti di questa solfa non aveva ancora finito. Ho trovato una scusa e mi sono gentilmente fatto di nebbia
Fermo restando che di fronte a condizioni simili avrei riso in faccia alla Toei parlando di Dragonball (figuriamoci a quest* scappat* di casa parlando di una cover per Narrattiva), l’organizzazione del tariffario in sé mi ha stupito ma non mi ha indisposto.
Ognuno ha il diritto di strutturare il suo tariffario come crede, ci mancherebbe. Ma poi non riempi il banco di roba plagiata ad altri artisti. Fate conto che avesse avuto una intera serie di illustrazioni in vendita (70$ dollari per un tappetino, 40$ per una stampa) con un’interpretazione horror di Totoro – non era horror e non era roba di Miyazaki, ma avete capito che intendo.
Insomma, la gita all’artist halley è stata interessante, ma mi ha lasciato l’amaro in bocca….
Altre cose che meritano una segnalazione
Mi sono scordato di fare foto, ma c’era Locarna. Il gioco di carte collazionabile della Disney. A giudicare dalle enormi file per fare le demo, era di gran lunga il gioco più atteso dell’intera Gencon. Mi sono fatto fare una rapida spiegazione delle regole. Sembra carino ed ha una grafica spettacolare.
Per questa mi odierete se la conoscete (e magari eravate malapena riusciti a togliervela dalla testa) o mi state per odiare se non la conoscevate. È un meme di tot anni fa, che per un periodo è stato supervirale. È un video promozionale per la sicurezza sui binari con concept carinissimo, un’animazione ipnotica e una canzone ipreorecchiabile (che una volta che vi entra in testa, rifiuterà caparbiamente di togliere le tende – siete avvertiti). Ci hanno fatto il gioco da tavolo (con le carte con un effetto prismatico).
Il gioco di Hello Kitty (in playtest). Mi hanno spiegato le regole e sembra carinissimo. E quello di Good Omens (dalla serie tv del premiato duo Pratchett/Gaiman). Questo lo ho notato solo last minute e manco ho fatto a tempo a girare la scatola, ma sono disposto a scommettere che finirà nella mia libreria.
Questo si chiama Stiffling Dark. Sembra estremamente carino. Parla di una casa maledetta al buio con mostro da cui gli investigatori devono scappare. Sicuramente ha avuto alcune idee a livello di design che trasudano genio. Appena passa il Kickstarter è nella lista delle cose da prendere.
Mystwind lo avevo visto su Kickstaretr, non lo ho preso perché sembrava il solito gioco sovraprodotto che avrebbe preso polvere in libreria. Invece non solo la produzione (a vedere il prototipo) è centrata, ma il gioco sembra davvero bello. Mi hanno spiegato le regole ed era nella lista dei giochi da provare, ma non c’è stato tempo
Questo di chiama Paco Sako. Non è nuovo (tanto è vero che era già nella mia libreria). Ma è un capolavoro di design, sia a livello di regole che di produzione. Tutto trasuda genio. Ve lo segnalo perché a mio giudizio è ingiustamente meno apprezzato di quello che si dovrebbe.
Curiosità dagli USA
Se vedo un altro mimic mi metto a urlare. È un mostro che ha stimolato la fantasia degli americani in maniera morbosa. Una psichiatra potrebbe scriverci una tesi…
Gli effetti collaterali di Barbie si sono visti in più stand. I sirenetti decorativi sono se non figli per direttissima del film, figli del “vibe” del periodo. Deliziosi (e come tutto costosissimi) i draghetti snodabili come quello che mi vedete al polso.
A sinistra “calcino” americano (trovato in un ristorante etiope). La linea del portiere ha 3 giocatori (il che fa anche in modo che il portiere arrivi malissimo agli angoli della porta): mai vista una cosa simile.
A destra Space Hulk in “scala americana”. Mostri e astronave erano in scala con un Big Jim.