La mia vita col padrone
Il padrone vi domina, vi ha fatto credere di essere mostri, esseri senza un luogo in cui essere, se non al suo servizio, compiendo le nefandezze e le infamie che vi ordina, a danno della popolazione del villaggio. Forse odiate le cose che vi costringe a fare, ma non avete il coraggio di ribellarvi. Forse le fate per senso del dovere, perché credete di dovergli molto. Forse lo fate perché credete che solo il padrone vi possa amare. Ma vi sbagliate. A contatto con la gente del villaggio, a contatto con la loro umanità, potreste ritrovare la vostra. Potreste trovare qualcuno che non vi odia. Qualcuno con cui comunicare. Potreste ritrovare l’amore. Potreste ritrovare la forza di ribellarvi, e uccidere il Padrone…
Un gioco gotico e tragico, che esplora il dramma di figure come Quasimodo (da Il gobbo di Notre Dame), strette fra la paura del Padrone, l’atrocità delle azioni che sono costrette a commettere ai suoi ordini e la volontà di dimostrare di essere – a tutti gli effetti – esseri umani.
Un sistema estremamente snello ed agile, che ha vinto praticamente tutti i premi riservati ai giochi, compreso il prestigioso Diana Jones, che premia il gioco migliore dell’anno (non limitato ai giochi di ruolo ma comprendendo anche giochi da tavolo) nell’anno della sua uscita, e che ha allargato in maniera sorprendente quelli che si ritenevano i limiti del gioco di ruolo, costringendo diversi designer a rimangiarsi un sacco di articoli che negavano la possibilità di combinare in maniera così stretta gioco di ruolo e storie.