Montsegur 1244: Un gioco di prestigio

Correva l’anno…  non me lo ricordo. Era una data in zona 2010; stiamo parlando di una quindicina di anni fa. Al Best of Show (l’antenato del Gioco di Ruolo dell’Anno) il vincitore veniva proclamato il sabato sera, in una cerimonia riservata agli addetti ai lavori con pantagruelico buffet (questa è una tradizione che si potrebbe […]

Dure Avventure

Oggi è il 27 Novembre 2019, ormai è passato quasi un mese dall’annuale fiera di Lucca Comics & Games e così, a distanza di qualche settimana, ci è venuta la malsana idea di parlarvi di ciò che si cela dietro il tendone di Narrattiva – e non stiamo parlando di quello che copre il magazzino […]

Montsegur 1244: Un gioco di prestigio

Correva l’anno… 

non me lo ricordo. Era una data in zona 2010; stiamo parlando di una quindicina di anni fa. Al Best of Show (l’antenato del Gioco di Ruolo dell’Anno) il vincitore veniva proclamato il sabato sera, in una cerimonia riservata agli addetti ai lavori con pantagruelico buffet (questa è una tradizione che si potrebbe reinstaurare – chi ha orecchie per capire capisca).

È la sola volta in tutta la mia carriera di editore (e siamo a oltre 30 anni di esperienza) che me ne sono andato da una premiazione – scusate il francesismo, e probabilmente anche il romagnolismoinca**ato come una biscia per non avere vinto. Cavolo, ero davvero nero! Ricordo che, appena dalle parole della motivazione diventò chiaro che Montsegur 1244 non aveva vinto, mi alzai di scatto e imbucai la porta, letteralmente con i fulmini che mi uscivano dalle orecchie. La cosa fu talmente evidente che il giorno successivo mezza “intellighenzia” di Lucca arrivò in processione al mio stand a smussare gli angoli.

 

Ma perché ero così arrabbiato?

 


Nel panorama dell’epoca, Montsegur 1244 era un gioco rivoluzionario (forse non per i giocatori del nord Europa, ma fuori dalla Scandinavia sì) e l’edizione di Narrattiva era anni luce avanti rispetto a quello che era disponibile sul mercato. E non solo fra gli “indipendenti”. Parlo di tutti gli editori, inclusi quelli ben più blasonati, che si potevano permettere per un solo progetto un budget di svariate volte superiore al fatturato annuale dell’epoca di Narrattiva.

 

Creare un gioco di ruolo che assomigliasse a un gioco da tavolo è stato per anni (ed è tuttora) un mio “pallino”. Montsegur 1244 rappresentava un’occasione semplicemente troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Ma perché, nel 2010, era così maledettamente difficile produrre un oggetto simile?

 

Vi faccio un paio di esempi…

 

Il tipografo italiano X (si dice il peccato ma non il peccatore), specializzato in carte, mi rispose – testuale – “per meno di 10.000 pezzi non faccio nemmeno la fatica di fare il preventivo”. Per l’epoca, 10.000 pezzi sarebbero stati una tiratura azzardata anche per il Manuale del Giocatore di D&D. Figuriamoci per una uscita di Narrattiva. 

Alla fine, qualcuno che mi ha fatto un preventivo lo ho trovato. Ma, come intuibile dall’aneddoto di cui sopra (che dà una chiara visione dell’aria che tirava), non era neppure avvicinabile. La plancia e la scatola condividevano lo stesso problema. Anche stampate in Germania o in Cina, per avere prezzi accettabili avevano bisogno di essere prodotte in quantità assolutamente improbabili.  

Per mia filosofia, ho sempre pensato che “è impossibile” è solo un modo più succinto per dire “è troppo difficile e non ho voglia di sbattermi”.

Qui la voglia di sbattermi la avevo trovata. 
Era il momento di diventare creativi.

 

La scatola

 

È una scatola da bomboniera, che ha anche il grandissimo pregio di venir consegnata stesa (e quindi occupare pochissimo spazio anche nel minuscolo magazzino di Narrattiva). Trovata solo perché spesso visito fiere di settore. Altrimenti non solo non avrei avuto la minima idea di dove cercare il fornitore, ma non avrei mai saputo che esisteva, già fatta, una scatola adatta alle mie esigenze.

La plancia

 

È microfibra. Di quella che si usa per rivestire i divani (anche questa frutto di una lunga ricerca, perché c’era bisogno di un tessuto che non richiedesse un – troppo costoso – orlo). Un altro problema era che la stoffa, nella quantità che mi occorreva, veniva consegnata in enormi rotoli. Talmente lunghi che, in una C5 station wagon, il rotolo entrava a malapena ed impediva al portellone di chiudersi. 

Dopo un pomeriggio di forbici, bestemmie e (dolorosissime) vesciche alle mani, era evidente che tagliare con le forbici non era proponibile. E così comprai una forbice rotante (che è la motosega circolare in miniature che vedete nella foto) e costruii un “binario” dove far scorrere l’attrezzo. Con un solo movimento ora potevo tagliare 5 pezze e le vesciche erano un ricordo del passato.

 

Le carte

 

Il punto più complesso erano sicuramente le carte. I problemi principali erano due:

  •  La carta apposita per fare una carta da gioco “standard” era troppo costosa (e anche adesso, che costa in proporzione molto di meno, è comunque fuori budget per tantissimi progetti).
  • I tipografi “normali” non erano in grado (a prezzi accettabili) di fare l’angolo arrotondato.

Mentre adesso siamo abituati al digitale, che rende possibile fare tirature anche relativamente basse, all’epoca era ancora estremamente difficile produrre certi oggetti se non si facevano tirature ben oltre quelle necessarie a Narrattiva.

Trovare la carta giusta è stato un incubo. Non solo doveva essere bella e gradevole al tatto, ma doveva anche avere un certo livello di resistenza meccanica che le impedisse di distruggersi alla seconda mescolata (resistenza che aggravava il problema del taglio, ma ne parliamo dopo). Ricordo che girai più cartiere e feci diversi (costosi) esperimenti. A furia di cercare, trovai la carta giusta, di solito usata – mi dicono – per gli inviti ai matrimoni. Era bella, pergamenata (perfetta per Montsegur 1244) e mostruosamente resistente. Anche se parecchio costosa, staccava (e di parecchio) la performance della seconda “classificata”.

Grazie a un sapiente design, riuscii ad utilizzare ogni millimetro del foglio di stampa e a produrre – in un’unica “infornata” – fascione della scatola, carte, schede e copertina del manuale.

Ora che le carte erano stampate non restava che tagliarle.

Ridicolmente troppo costoso farlo in maniera industriale (la situazione sarebbe cambiata di lì a poco, probabilmente a causa di un cambio generazionale dei macchinari). Bisognava trovare una soluzione artigianale. Ho scoperto a mie spese che fare un buco in un foglio di carta con una fustella (per i non addetti ai lavori: è una specie di “stampino” di metallo / legno e metallo con i bordi affilati) non è assolutamente così semplice come sembra.

Ricordo che, fra i vari tentativi (che, al culmine della frustrazione, inclusero anche “saltarci sopra”), provai a colpire la fustella con una mazzetta.

Una mazzetta è un martello. Un martello grosso; un attrezzo che, con il giusto scalpello, è usato letteralmente per fare i buchi nei muri.  E non era sufficiente a imprimere la giusta energia per tagliare con una fustella un foglio di carta da fotocopia, anche quando il colpo veniva propulso dalla tigna accumulata in ore di esperimenti avari di risultati. Non posso nemmeno provare a descrivere la mia sorpresa quando vidi che la fustella letteralmente rimbalzava sulla carta – un foglio di carta da fotocopia – segnandola appena.

Prove su prove mi permisero di capire le varie dinamiche del perché questo succedeva, che erano molto più complicate del previsto. 

Dipendevano: 

  • da come e dove si colpiva la fustella
  • dal fatto che la fustella distribuiva la forza del colpo in maniera sempre diversa
  • dal fatto che c’era bisogno non di un “colpo secco” ma di una spinta potente e continua
  • dalla superficie su cui il foglio appoggiava. 

Dopo un numero ridicolmente alto di prove, ero in grado di fare un calcolo per stimare la pressione che sarebbe servita: venne un numero alto. Molto alto. Ridicolmente più alto di quello che mi sarei aspettato.  

 


Ed è così che Narrattiva ha comprato una pressa idraulica. Quella che vedete nella foto. Anche qui, si fa presto a dire “ho comprato una pressa”. Ma capire di preciso cosa servisse, trovare un modello a prezzi accettabili, e capire dove effettivamente andarlo a comprare è stata un’epopea che richiederebbe un suo articolo a parte. Dovevate vedere l’espressione sulla faccia di chi me l’ha venduta quando gli ho detto che mi serviva per tagliare della carta (nota: mi hanno spiegato che solitamente viene usata nelle officine per raddrizzare gli assali dei motorini).

 

 

Morale della favola?

 

L’edizione di Montsegur 1244, ancora oggi è più che valida e quando è uscita, è stata letteralmente un gioco di prestigio che solo Narrattiva poteva fare. Con una magia, siamo riusciti a portare a termine un progetto che (sempre all’epoca) avrebbe messo in ginocchio anche editori più grandi (e facoltosi). Probabilmente proprio perché Narrattiva è un piccolo editore propulso dalla passione. 

Per il momento che è uscito, posso tranquillamente dire che Montsegur 1244 era un gioco emozionante e rivoluzionario, un progetto di edizione in odore di miracolo e una produzione per cui si può parlare solo di magia.

Avreste visto Alice è scomparsa, se non ci fosse stata l’edizione Narrattiva di Montsegur 1244? Forse sì, ma mi piace pensare che quell’edizione (che, per la cronaca, abbiamo prodotto anche per l’America e la Germania – ed è andata in sold out in entrambi i paesi) abbia avuto un suo “peso specifico” nell’influenzare l’ambiente dei designer.

 

Capite ora perché ero così imbufalito quando il premio venne dato a un gioco classico che più classico non si poteva con un’edizione standard che più standard non si poteva?

Il vostro affezionato vicino