Hackmaster
Per capire cos’è Hackmaster bisogna a prima sapere cos’è “Knights of the Dinner Table”. Buffo, ma ne varrà la pena: datemi un briciolo di fiducia.
“Knights of the Dinner Table” è un fumetto. Nasce come striscia umoristica per “Shadis”, poi migra su “Dragon” (l’house organ della TSR dei tempi d’oro), poi diventa un webcomic ed è tutt’ora il più longevo (siamo attorno al numero 280, stiamo parlando di più di 23 anni di pubblicazione ininterrotta senza contare le strisce) – e interessante – geek comic del mercato americano. Non perderò tempo a tesserne le lodi: basti dire che è un fo**uto capolavoro.
Di che parla “Knights of the Dinner Table”? Principalmente di un gruppo di giocatori di ruolo e delle loro partite a un “clone” di D&D – per l’appunto Hackmaster. Nell’arco degli anni il fumetto si è arricchito di personaggi con l’aggiunta di altri gruppi e di un contesto. Si seguono ad esempio le peripezie di un negozio specializzato, della casa editrice Hard8 (che pubblica Hackmaster), delle fiere di settore. E Knights of the Dinner Table si arricchisce anche di situazioni a la Friends: a dispetto di essere fondamentalmente una striscia espansa, riesce a far fare a personaggi e “giocatori”, i migliori archi narrativi che abbia visto.
Ma concentriamoci su Hackmaster.
All’inizio non esiste realmente. Ne parlano i personaggi del fumetto / delle strisce, ma dando solo delle spigolature. Si capisce che è una versione di un classico “vagamente” (prego notare le sarcastiche virgolette) ispirata a D&D. Proprio perché deve fornire materiale per una striscia umoristica lo scopriamo tavola dopo tavola stracolmo di regole, regolette e codicilli, capace di esacerbare ogni possibile difetto di un gioco classico introducendo al tavolo meccaniche che farebbero perdere la pazienza ad un santo (tipo i coupon).
Ma – e qui c’è stato il genio e la capacità degli autori – la stragrande maggioranza degli accenni fatti al sistema è stata mantenuta consistente (probabilmente perché uno dei personaggi è un rule-lawyer allucinante). Dal momento in cui si è parlato di “onore del party”, la meccanica (per quanto abbozzata solo a grandissime linee – quel che bastava per una battuta) è diventata a tutti gli effetti parte della lore, e ci si è successivamente costruito sopra.
A un certo punto, la Kenzer (gli editori) si è accorta che bene o male avevano praticamente scritto un gioco di ruolo. Ne hanno preso atto e lo hanno effettivamente pubblicato.
I manuali che ho io sono del 2001 (prima edizione, ma presentata come quarta per coerenza col fumetto) e posso tranquillamente dire che sono una delle cose più anni ’70 che abbia mai visto. MURAGLIE di testo, tabelle su tabelle, corpo attorno al 6 (per i poco pratici: per leggerlo c’è bisogno di un microscopio). Il manuale del master e del giocatore sono “solo” 400 pagine ciascuno, ma contengono una quantità di testo a dir poco imbarazzante. La quarta di copertina del manuale del giocatore parla di più di 350.000 parole.
Ci ho giocato?
Il cielo me ne scampi. Troppissimo pesantissimo per i miei gusti. Ma ho spigolato parecchie regole. È fondamentalmente una versione del combattimento di D&D / AD&D varie versioni (fino alla 3.5), ripulito e reso più dinamico con una serie di interessanti trovate.
Ma se è un classico molto “pesante”, perché ne parli? Non sei pentito di aver speso 140.000 lire (senza contare i vari bestiari)?
No, non sono pentito. La lettura (per quanto parziale) è stata davvero interessante. Non solo per amore del fumetto (e infatti ci ho ritrovato tutti i trope e davvero tante delle regole citate), ma anche perché pieno di idee interessanti. Per esempio, gli incantesimi che vengono molto equiparati al software: hanno licenze, versioni trial, possono essere craccati, etc.
PS: il manuale del giocatore 72.000 Lire (più di 60 ~ 70 euro, valutata l’inflazione)! Passi che era un gioco d’importazione, ma il prossimo che si lamenta dei prezzi dei giochi al giorno d’oggi…
PS2: Davvero, la quarta di copertina riporta il numero delle parole nel libro. Come se fossero etti di prosciutto. Che è in linea con i metodi di marketing che ho visto utilizzare a PAX, ma continua a lasciarmi basito…