Diario di traduzione Dialect

Caro diario

Sto finendo di impaginare Dialect. Credevo di averle viste tutte nella mia lunga carriera di book designer, ma ho dovuto affrontare due problemi che non mi era mai capitato di vedere.

Verrà così!

Il lavoro sembrava semplice. La grafica originale era molto bella, ho deciso di mantenerla. E gli autori sono stati tanto gentili da fornirmi i file InDesign.

Ma appena ho esaminato i file, sono cominciate le rogne. Il designer statunitense ha organizzato il file in maniera davvero strana:  non ha dato un significato semantico agli stili. Caro diario, sento già che ti lamenti che non sei un tecnico e sto letteralmente parlando arabo, per cui tradurrò: quando ha creato il comando per fare il titolo dell’opera (Dialect) come testo rosso e grassetto, non lo ha chiamato “nome gioco” ma “testo rosso e grassetto” utilizzandolo poi anche con altri significati – per esempio per il “testo in evidenza nei sottotitoli”. Questa è una organizzazione molto differente a quella a cui sono abituato e mi ha rallentato parecchio la comprensione del file.

Inoltre il designer USA ha utilizzato un numero impressionante di font. Nel libro in inglese – per quando non sembri – ce ne sono una ventina. Molti sono anche talmente simili da essere praticamente indistinguibili. Mentre io raccomando i miei collaboratori di non utilizzarne mani più di 3 ~ 4.

Poi c’è stata la necessità di portare il libro da colori b/n. La decisione è stata resa necessaria dalle carte, che hanno aspirato ogni atomo di budget. Per tenere il prezzo sotto i 40 euro siamo statio costretti a sacrificare le illustrazioni.

A quel punto, però, alcune scelte di grafica diventavano troppo grevi e le abbiamo dovute rimodulare.

E l’ultimo problema – davvero buffo, a pensarci – è sorto legato alla lunghezza del testo. Molte pagine dell’edizione inglese occupavano lo spazio in maniera ottimale. Come se il testo fosse stato progettato pensando alla lunghezza necessaria a ottenere questo risultato.

Ma è noto che un testo tradotto in italiano dall’inglese si allunga di circa un 20~25%, per cui un notevole numero di pagine “sbordava” nella pagina successiva per una manciata di righe. E questo ha creato un lungo lavorio, che ha incluso mettere di seguito alcuni paragrafi, ricercare altre citazioni (tante citazione – e tutte incluse di testo in lingua originale), rivedere

È stato un lavoraccio, caro diario. Soprattutto per Alfredo, che alla sua prima esperienza di impaginazione si è trovato a lavorare su un file organizzato molto diverso da quello che gli era stato insegnato. Ma alla fine sono DAVVERO contento del risultato.

E i complimenti degli autori su alcune idee che abbiamo avuto mi hanno fatto proprio piacere.

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Caro diario

Sto finendo di impaginare Dialect. Credevo di averle viste tutte nella mia lunga carriera di book designer, ma ho dovuto affrontare due problemi che non mi era mai capitato di vedere.

Verrà così!

Il lavoro sembrava semplice. La grafica originale era molto bella, ho deciso di mantenerla. E gli autori sono stati tanto gentili da fornirmi i file InDesign.

Ma appena ho esaminato i file, sono cominciate le rogne. Il designer statunitense ha organizzato il file in maniera davvero strana:  non ha dato un significato semantico agli stili. Caro diario, sento già che ti lamenti che non sei un tecnico e sto letteralmente parlando arabo, per cui tradurrò: quando ha creato il comando per fare il titolo dell’opera (Dialect) come testo rosso e grassetto, non lo ha chiamato “nome gioco” ma “testo rosso e grassetto” utilizzandolo poi anche con altri significati – per esempio per il “testo in evidenza nei sottotitoli”. Questa è una organizzazione molto differente a quella a cui sono abituato e mi ha rallentato parecchio la comprensione del file.

Inoltre il designer USA ha utilizzato un numero impressionante di font. Nel libro in inglese – per quando non sembri – ce ne sono una ventina. Molti sono anche talmente simili da essere praticamente indistinguibili. Mentre io raccomando i miei collaboratori di non utilizzarne mani più di 3 ~ 4.

Poi c’è stata la necessità di portare il libro da colori b/n. La decisione è stata resa necessaria dalle carte, che hanno aspirato ogni atomo di budget. Per tenere il prezzo sotto i 40 euro siamo statio costretti a sacrificare le illustrazioni.

A quel punto, però, alcune scelte di grafica diventavano troppo grevi e le abbiamo dovute rimodulare.

E l’ultimo problema – davvero buffo, a pensarci – è sorto legato alla lunghezza del testo. Molte pagine dell’edizione inglese occupavano lo spazio in maniera ottimale. Come se il testo fosse stato progettato pensando alla lunghezza necessaria a ottenere questo risultato.

Ma è noto che un testo tradotto in italiano dall’inglese si allunga di circa un 20~25%, per cui un notevole numero di pagine “sbordava” nella pagina successiva per una manciata di righe. E questo ha creato un lungo lavorio, che ha incluso mettere di seguito alcuni paragrafi, ricercare altre citazioni (tante citazione – e tutte incluse di testo in lingua originale), rivedere

È stato un lavoraccio, caro diario. Soprattutto per Alfredo, che alla sua prima esperienza di impaginazione si è trovato a lavorare su un file organizzato molto diverso da quello che gli era stato insegnato. Ma alla fine sono DAVVERO contento del risultato.

E i complimenti degli autori su alcune idee che abbiamo avuto mi hanno fatto proprio piacere.

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