costruisci un linguaggio costruisci un mondo
Non mi stancherò mai di dire che Dialect è proprio il prototipo di gioco per cui Narrattiva è nata ed è stata fondata. Un gioco che ti scalda il cuore. Che ti fa vedere come, anche quando credevi di avere visto tutto, colpi di genio come La Creatura o Dialect ti possono ancora aprire nuovi orizzonti.
Ma sto divagando. Continuiamo con un minimo di ordine.
Dialect racconta la storia di un Isolamento, cioè una popolazione che è rimasta tagliata fuori dai contatti col resto del mondo – volontariamente o meno. E, proprio a causa del fatto di essere non essere raggiungibili, le persone hanno sviluppato una loro lingua. Parole che hanno un significato particolare solo all’interno dell’Isolamento. E che riflettono concetti che per l’Isolamento sono importanti (che magari non esistono all’esterno).
Il gioco crea la storia seguendo come la lingua si evolve, cambia (quando le ragioni dell’Isolamento vengono messe in discussione) e sparisce (quando l’Isolamento finisce), lasciando i giocatori quali unici custodi di una lingua morta.
Le meccaniche sono davvero semplici.
Si sceglie uno scenario (il manuale ne include, fra scritti dagli autori o da ospiti ben sedici, ognuno con due varianti), si fa un breve set-up tutti assieme e si comincia a giocare. Un meccanismo card driven crea personaggi in pochi secondi e guida l’avanzare delle ere attraverso l’evoluzione del linguaggio.
Masterless, diceless, per una sessione “secca” di circa 3 ore (spiegazione delle regole inclusa). E, come da abitudine per i giochi Narrattiva, emozionante da giocare.
Un Post Scriptum di Michele
Il mio consiglio è di tenere d’occhio i due autori. Non solo Narrattiva pubblicherà altri loro giochi (di cui ancora non possiamo rivelare ufficialmente i titoli), ma – visto il loro originale approccio – sono destinati a creare una serie di capolavori del livello di Dialect. Quando Kathryn Hymes e Hakan Seyalioglu diventeranno nomi conosciuti e stimati nell’ambiente, ricordate che lo avete letto prima qui 😉
“Dialect è affascinante, divertente e innovativo.”
-Jason Morningstar (Fiasco, Night Witches)
Ricorda molto, per certi versi pensando all’ISOLAMENTO, la curiosa serie TV Wayward Pines, trasposta al tempo dai romanzi di Blake Crouch! Quella direi molto dal sapore “Lynchiano” (Twin Peaks) e “Dickiano” (Tempo fuor di sesto)!
Sembra molto interessante questo gioco. Ho capito bene: è una trasposizione di una vers. U.S.A., ora dritta verso Lucca?!!
Hai capito bene. Si tratta dell’edizione italiana di un (meravilgioso) gioco americano.
Grazie!
Lo ho provato a Modena con Daniele Fusetto e mi è piaciuto molto.
Non son convinto che bastino 3 ore per giocare una partita (almeno non la prima)
Son curioso di leggere il vostro adattamento. Ovviamente già preordinato 🙂